La Basilica seicentesca di Clusone, col suo ampio sagrato, era il luogo di incontro più importante e frequentato da tutta la comunità. Qui ci si recava per partecipare alle funzioni religiose e per celebrare i giorni di festa come i frequenti sposalizi. Dal ricordo di Rosetta emerge un po’ di quella gioia e spensieratezza.
Ricordo la corsa lungo la scalinata che saliva dalle Canossiane verso il sagrato, per prendere i confetti che gli invitati lanciavano a manciate generose. Noi bambini ci tuffavamo a terra per raccoglierne il più possibile!
I matrimoni erano solenni, ma i tempi molto diversi da quelli odierni. Gli sposi arrivavano a piedi in corteo tenendosi a braccetto e dietro, perfettamente in fila, li seguivano tutti gli invitati. E, se per caso si sposava una “zitella”, il paese veniva scosso da un’allegra baraonda: tutti i ragazzi giravano per le vie battendo sulle “tole” (grossi recipienti in metallo) per avvisare la popolazione dell’evento. Se una ragazza tardava a sposarsi c’era l’abitudine di scriverle sul portone di casa con la vernice bianca la frase (in bergamasco) “era ora”, per sollecitarla al grande passo.
Nei pomeriggi, i bambini che abitavano in prossimità della parrocchia, giocavano sul sagrato lanciando il pallone di pezza o palle di neve contro l’affresco della Danza Macabra nel tentativo di colpire la Morte Regina (“Brutuna”). Nessuno diceva nulla, ancora non si conosceva l’importanza di questo grande affresco del 1400.
Durante il periodo scolastico, ricordo invece la messa quotidiana prima dell’inizio delle lezioni. L’arciprete distribuiva ai bambini presenti delle figurine (immagini della Bibbia) col timbro “vicario foraneo” e chi ne raccoglieva abbastanza poteva partecipare gratuitamente a una gita a fine anno scolastico. Un premio semplice, ma per noi straordinario!
“Archivio Fotografico Cesare Cristilli. MAT – Museo Arte Tempo Città di Clusone”